26 luglio 2011

Il Movimento 26 Luglio


26LUGLIO



Non erano ancora trascorsi due mesi da quando era uscito di prigione che Fidel Castro, prima di partire per il Messico, costituì il Movimento 26 Luglio, assieme a un gruppo di veterani del Moncada e ad altri cubani che si erano uniti alla causa rivoluzionaria a seguito dell’assalto alla Caserma Moncada.
La riunione ebbe luogo presso la casa di calle Factoría n° 62, a La Habana. Facevano parte della Direzione iniziale del Movimento, oltre a Fidel Castro, Antonio (Ñico) López Fernández , Armando Hart Dávalos, Faustino Pérez Hernández, Pedro Miret Prieto, José Suárez Blanco, Luis Bonito Milán, Haydee, Melba Hernández Rodríguez del Rey e Pedro Aguilera González.
Una parte di costoro si sarebbe diretta in Messico per organizzare una spedizione armata via mare, mentre un’altra sarebbe rimasta nel paese con la missione fondamentale di fornire gli uomini che avrebbero partecipato alla stessa e i fondi necessari, oltre a creare un clima di agitazione rivoluzionaria.19910
Dovevano anche dar luogo ad azioni armate in concomitanza dello sbarco, cercando di distrarre le forze batistiane, e organizzare una rete d’appoggio ai combattenti nella regione orientale.
Nel Manifesto n° 1 al Popolo di Cuba (8 agosto 1955), redatto da Fidel Castro, si definiscono gli obiettivi e la struttura dell’organizzazione: "Il 26 Luglio si costituisce senza odio nei confronti di nessuno. Non è un partito politico, ma un movimento rivoluzionario; le sue fila saranno aperte a tutti i cubani che desiderano sinceramente ristabilire la democrazia politica a Cuba e instaurare la giustizia sociale.
La sua direzione è collegiale e segreta, formata da uomini nuovi fortemente determinati, che non hanno compromessi con il passato; la sua struttura è funzionale: nei suoi gruppi di lotta, nei suoi quadri giovanili, nelle sue cellule segrete operaie, nella sua organizzazione femminile, nella sua sezione economica e nel suo apparato dedito alla propaganda clandestina, potranno arruolarsi giovani e anziani, uomini e donne, operai e contadini, studenti e professionisti; non perché tutti impugnino un’arma, giacché non saranno sufficienti per armare ciascuno di quelli che vorrà dare la propria vita in questa lotta, ma sarà affidato loro un compito secondo le rispettive forze, contribuendo economicamente, distribuendo proclami, o abbandonando il lavoro in un gesto di solidarietà e di sostegno ai lavoratori, quando le trombe della Rivoluzione chiameranno alla lotta; perché questa dovrà essere, più di ogni altra cosa, una Rivoluzione del Popolo, con il sangue del popolo e con il sudore del popolo".
Furono raccolti dei fondi, Fidel Castro impegnò persino il suo unico cappotto, affinché potessero essere stampati nella capitale messicana circa duemila esemplari di questo documento, che inviarono poi a Cuba, per la loro diffusione in tutto il paese.
L’addestramento degli esiliati e la successiva lotta sulla Sierra Maestra sarebbero stati sostenuti economicamente dalle raccolte, centesimo su centesimo, del M-26-7, nel paese e tra i cubani residenti all’estero.
A questo scopo, Fidel Castro e Juan Manuel Márquez Rodríguez – capo in seconda della spedizione del Granma – visitarono, a partire dagli ultimi dieci giorni dell’ottobre 1954 e per diverse settimane, i cubani emigrati negli Stati Uniti, per conquistare il loro appoggio e costituire dei gruppi patriottici come a suo tempo fece José Martí.
 100_6335_250Il 10 dicembre, poche ore prima di far ritorno in Messico, Fidel Castro firmò a Nassau, alle Isole Bahamas, il Manifesto n° 2 al Popolo di Cuba – stampato come il precedente in Messico – nel quale si dichiara:
"…I massacri di operai, gli scontri tra studenti e polizia nelle vie cittadine, la crescente crisi economica con la sequela di fame e miseria… gli uomini scomparsi senza lasciare traccia, le quotidiane malversazioni, i crimini impuniti… dimostrano che al paese non rimane altra via che la Rivoluzione. A coloro che fino a oggi hanno sostenuto altre tesi, non resta ora che seguire due vie: o si piegano al regime, o si uniscono alla Rivoluzione…".

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